'Un piccolo passo per l'uomo, un grande volo per l'umanità'
[terza parte dell'articolo sul progetto PSICHE & SOMA con TERENZI SRL-TGROUP ]
La meta è un concetto tanto astratto quanto velenoso, che può fuorviare invece che incoraggiare perché altro non è che l'idea di “obiettivo da raggiungere”, intrisa di aspettative costruite dalla “mente... che ci mente”!
Se consideriamo, però, la 'meta' come uno sprono a dirigerci in una certa direzione, essa ci farà da guida, senza idealizzare e quindi svalutare la 'cima della montagna'. Questo anche perché la 'cima' non esiste: esiste semmai un'evoluzione continua, con un andamento a 'spirale', che segue le 'dune' della complessa e mutevole realtà, imprevisti ed intoppi, bivi e vicoli ciechi.
Nel processo che porta a prendere consapevolezza dei propri mezzi e degli obiettivi della comunità e del gruppo, è importante focalizzarsi sul “particolare”: talvolta compiamo azioni che sembrano a noi di scarsa rilevanza o eseguiamo compiti che non concepiamo da subito come decisivi. Eppure comprendere quanto un'infinità di gocce costituiscano un Oceano, per rimanere in tema di metafora, è essenziale ai fini di perseguire con successo un lavoro di gruppo su vasta scala
Diamo dunque voce diretta a Monica Crivelli, che ci ha accompagnato nell'introduzione, qui con un suo testo in paragrafi per aiutarci a comprendere per tappe.
“Impariamo dalla Storia”
Quando Kennedy annunciò che entro dieci anni gli USA sarebbero volati sulla luna, il mondo intero rise. Eppure, dodici anni dopo il primo uomo camminava sulla luna. Iniziò un lungo periodo di riunioni e confronti per progettare l'esplorazione spaziale. Nessuno aveva idea di come si potesse gestire una passeggiata sul suolo lunare, nessuno aveva mai oltrepassato l'atmosfera, non c'erano tute adatte, non esistevano mezzi di comunicazione idonei, nessun razzo era in grado di effettuare un volo di così lunga durata e molto altro ancora... Per questo parliamo di “volo”, perché il programma lunare è la metafora di una “meta” apparentemente lontana o impossibile, ma che, se vissuta come 'direzione' che ci spinge ad evolvere sempre più, diventa una meravigliosa avventura arricchente per l'intera umanità.
“Un piccolo passo per l'uomo, un grande volo per l'umanità”
Luglio 1969, data storica per l'esplorazione spaziale: il primo uomo ha posato i piedi sul suolo lunare. Un solo passo, di un solo uomo. E come può un semplice ed unico passo rappresentare un volo così elevato per l'intero genere umano? Per rispondere a questa domanda è fondamentale conoscere il funzionamento di un semplice orologio analogico.
La lancetta dei secondi
Tutti sappiamo che un orologio analogico si compone di tre lancette: quando la lancetta dei minuti compie “un passo”, significa che la lancetta dei secondi ne ha compiuti 60! E che quando è la lancetta delle ore a muoversi di un passo, i passi che ha compiuto la lancetta dei secondi ammontano a ben 3.600. Ecco perché “un piccolo passo per l'uomo, è un grande VOLO per l'umanità”.
La parola volo rimanda infatti al famoso 'Effetto farfalla', secondo il quale ogni piccola azione, effettuata al fine di raggiungere ciò che sembra irraggiungibile (come la Luna nei primi anni del '900), genera cambiamenti sempre più grandi, che si propagano e si amplificano nel tempo e che permettono di avvicinarsi sempre di più alla meta.
Come possiamo trasferire il concetto dell'allunaggio all'interno di un contesto aziendale? Come compiere un “grande volo”?
Un grande volo non si può constatare se non quando si sia concluso l'intero “ciclo dell'orologio”, dopo aver proseguito nel cammino come la lancetta dei secondi, con le sue imperterrite determinazione e costanza. Solo una volta raggiunta la luna si può osservare la Terra, rendendoci consapevoli del punto di partenza da cui si è decollati e del punto di atterraggio a cui si è sopraggiunti.
Tra i doni lasciati da Armstrong c'è un bastone con un pezzo di stoffa, appartenenti al primo velivolo spaziale dell'umanità (del 1903) a dimostrazione di quanto siamo capaci quando convogliamo le nostre energie in unico obiettivo comune...
“Meta” e “Direzione”: due concetti differenti
La meta è un concetto tanto astratto quanto velenoso, che può fuorviare invece che incoraggiare perché altro non è che l'idea di “obiettivo da raggiungere”, intrisa di aspettative costruite dalla “mente... che ci mente”! Se consideriamo, però, la “meta” come uno sprono a dirigerci in una certa direzione, essa ci farà da guida, senza idealizzare e quindi svalutare la “cima della montagna”. Questo anche perché la “cima” non esiste: esiste semmai un'evoluzione continua, con un andamento a “spirale”, che segue le “dune” della complessa e mutevole realtà, imprevisti ed intoppi, bivi e vicoli ciechi.